Tassazione dividendi SRL, come funziona

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Francesco Rossi
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La tassazione dei dividendi di una società di capitali a beneficio delle persone fisiche è una materia riformata dalla Legge di Bilancio 2018.

Si tratta di uno dei metodi, insieme al compenso dell’amministratore e/o dell’organo amministrativo e al regime della trasparenza fiscale, per prelevare gli utili dalla propria Società a Responsabilità Limitata – SRL.

Andiamo per gradi e vediamo tutti i vantaggi e gli svantaggi dei dividendi, ma soprattutto come funziona.

Cosa sono i Dividendi

Con dividendi si intendono gli utili e/o riserve di utili che vengono destinati ai soci tramite delibera assembleare, derivanti dal possesso di un titolo partecipativo (quota o azione) di:

  • Società di capitali ed enti commerciali residenti;
  • Enti non commerciali residenti;
  • Società ed enti non residenti.

Essi rientrano tra i redditi di capitale di cui all’art. 44 del TUIR.

Come funziona la tassazione dei dividendi

La tassazione dei dividendi in capo al socio che li percepisce differisce a seconda che il soggetto percipiente sia una persona fisica che agisce “privatamente” oppure un soggetto che agisca in qualità di soggetto imprenditore.

La tassazione si basa sul criterio di cassa, cioè, viene calcolata nel momento dell’effettivo percepimento (incasso) e non sul principio di competenza, che riguarda invece quello della mera maturazione del dividendo (delibera assembleare che attribuisce il dividendo).

Tassazione dei Dividendi per i soci persone fisiche non imprenditori

I dividendi percepiti da persone fisiche non imprenditori attualmente sono assoggettati ad imposizione con ritenuta di imposta del 26% (ex art. 27 del DPR n. 600/73) se si riferiscono a riserve di utili maturate in società post anno 2018.

Viceversa se riguardano riserve distribuite maturate ante 2018 esistono differenti regole che attribuiscono al socio persona fisica un imponibile ridotto sulla propria dichiarazione dei redditi a seconda di quando si è “formata” detta riserva di utili che viene distribuita.

Nel caso più semplice nel quale invece il socio persona fisica non imprenditore percepisca dividendi formatisi dopo l’anno 2018, la società erogante applica sul dividendo lordo una “ritenuta secca” sul dividendo nella misura del 26% sull’intero ammontare erogato al socio non imprenditore ritenuta che la stessa società dovrà versare all’Erario nei termini previsti per legge e cioè entro il 16 del mese successivo al trimestre solare nel quale viene distribuita:

  • 16/4 per il I° trimestre;
  • 16/7 per il 2° trimestre;
  • 16/10 per il 3° trimestre;
  • 16/01 per il 4° trimestre.

Il versamento viene effettuato tramite classico modello F24, con il codice tributo 1035 ed indicando, come periodo di riferimento, l’ultimo mese del trimestre.

Il socio percipiente persona fisica in tal caso non deve neppure procedere a dichiarare il dividendo nella propria dichiarazione dei redditi.

Tassazione dei Dividendi per soggetti imprenditori

La disciplina applicabile ai soggetti percipienti imprenditori differisce invece a seconda della qualificazione fiscale del socio.

In particolare, possiamo avere:

  1. Imprenditori individuali e società di persone: articolo 59 del DPR n. 917/86;
  2. Società di capitali: articolo 89 del DPR n. 917/86.

Nel caso di soci percipienti imprenditori individuali e società di persone, l’articolo 56 del DPR n 917/86 e l’articolo 1 comma 1 e 2 del DM 2/04/2008 stabiliscono che i dividendi percepiti da soggetti IRPEF (imprenditori individuali, Snc e Sas) concorrono alla formazione del reddito nella misura del:

  • 40,00% se relativi ad utili maturati sino all’esercizio in corso al 31 dicembre 2007;
  • 49,72% qualora prodotti successivamente fino al 31 dicembre 2016;
  • 58,14% qualora prodotti dal 01.01.2017;
  • 100%, se derivano dalla partecipazione in una società localizzata in Stati o territori a fiscalità privilegiata.

Per quanto riguarda le società di capitali, i dividendi sono una fattispecie reddituale passibile di subire una doppia imposizione:

  • Una prima volta in capo al soggetto collettivo all’atto della formazione;
  • Una seconda volta in capo al socio della società all’atto della distribuzione.

Ecco che per questi soggetti esiste una disciplina ad hoc onde evitare doppie imposizioni

Compenso amministratore vs la distribuzione utili, cosa conviene?

In caso di compenso all’amministratore dobbiamo considerare che, sulla somma erogata al socio amministratore, dobbiamo versare Irpef a scaglioni:

  • 23% fino a 15.000 euro;
  • 27% da 15.001 fino a 28.000 euro;
  • 38% da 28.001 fino a 55.000 euro;
  • 41% da 55.001 fino a 75.000 euro;
  • 43% oltre 75.000 euro.

Oltre all’Irpef bisogna anche versare i contributi Inps che variano in base a quanto ammonta il compenso.

Se invece procediamo alla distribuzione degli utili sappiamo che, quando vengono erogati, subiscono una ritenuta (se formati post 2018) pari al 26% sulla somma distribuita, che però arriva al 43,76% di tassazione (percentuale che nasce dalla doppia tassazione 24% Ires e 26% ritenuta), ovvero più dell’aliquota Irpef (pari al 43%), considerando che il dividendo è già stato tassato come reddito d’impresa, quindi già soggetto ad Ires.

Il dividendo viene incassato dai soci, al momento in cui l’assemblea dei soci della SRL/ SPA lo delibera, previa capacità finanziarie della società .

Ciò significa che, al di là di quanto espresso in delibera, il socio pur avendo maturato il diritto al dividendo con la delibera assembleare, vedrà il suo incasso solo quando la società effettuerà il reale bonifico in tutto o in parte del dividendo che potrebbe anche essere in periodi successivi alla sua maturazione.

Sia il compenso amministratore che la distribuzione degli utili hanno dei costi ed una procedura ben precisa da seguire e sono oggetto di politiche fiscali e di bilancio non certamente uguali per tutte le società e soci delle stesse.

La politica di erogazione del dividendo o del compenso amministrativo variano a seconda degli obbiettivi della azienda e della compagine sociale onde non andare incontro a risparmi fiscali da una parte e costi e oneri esagerati dall’altra .

Per una corretta scelta tra le due strategie serve un’analisi approfondita, perché ogni azienda ha le proprie esigenze e le sue caratteristiche.

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